Fare i conti con le proprie radici: su Neverending di Liberamenteunico

Non esita a fare nomi e cognomi, a portare in scena vicende familiari private, a rivelare con un sorriso faticoso personalissime debolezze e paranoie. Barbara Altissimo – in scena dopo molti anni passati dietro le quinte, come regista e animatrice di significativi laboratori, primo fra tutti quello realizzato presso la Casa di cura Cottolengo di Torino – porta sul palcoscenico se stessa e il proprio “ingombrante” cognome. Un “ingombro” che, nondimeno, da poco tempo, è diventato, all’opposto, un vuoto incolmabile. La morte del padre – Renato Altissimo, esponente di punta del partito liberale, deputato e ministro, coinvolto pur tangenzialmente in Tangentopoli – è rielaborata in scena sotto forma di originale rituale collettivo, adattato alla nostra contemporaneità e alla particolarità di una vicenda che si vorrebbe soltanto privata ma che, inevitabilmente, è da sempre stata anche pubblica. Quell’invincibile sentimento di assenza che sempre accompagna la perdita di un genitore deve dunque trovare forme non esclusivamente intime per incanalarsi. Ecco, allora, la rievocazione delle origini della famiglia Altissimo e della nascita e maturazione di Renato fino al germinare della sua carriera politica e, parallela a essa, quasi una rivendicazione di dovuta attenzione, il ricordo della propria infanzia e degli anni trascorsi a New York. La vita familiare si mescola alla vicenda pubblica di Renato, da cui viene inesorabilmente plasmata. È la presa d’atto di quanto la propria personalità e le proprie scelte di vita siano state influenzate in parte – quanto, è difficile stabilirlo – dalla biografia e dalle scelte del genitore, figura amatissima e con la quale è impossibile non confrontarsi. E Barbara non esita a raffrontarsi anche con gli aspetti meno limpidi dell’esistenza del padre – non tanto quelli legati alla politica quanto quelli inerenti il privato, come testimonia l’efficace sipario ambientato nella sala d’aspetto dell’ospedale romano dove Renato è stato ricoverato – testimoniando un’ammirevole capacità di ironizzare su stessa e sulla propria famiglia. Accompagnata dalla musica dal vivo di Ivana Messina, la regista-attrice mostra di essere riuscita, pur con disperata e struggente auto-ironia, a giungere a patti con il proprio passato.

ph Franco Borrelli- liberamenteunico

Neverending, di Barbara Altissimo, anche in scena con Ivana Messina; drammaturgia di Emanuela Currao; visto alle Officine Caos di Torino il 17 marzo 2017.

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