Beckett secondo la coppia Mauri-Sturno

Assistere a uno spettacolo della compagnia Mauri-Sturno è come accomodarsi in una poltrona accogliente nel familiare salotto di amici di lunga data. Questa la sensazione provata da Amanda godendosi Da Krapp a senza parole, un vero e proprio compendio-elogio alla drammaturgia di Samuel Beckett che proprio Glauco Mauri contribuì a far conoscere in Italia. Lo spettacolo esordisce con un prologo che evoca appunto l’opera innovativa e inimitabile dell’autore irlandese e prosegue con la messa in scena di quattro suoi brevi drammi: Respiro, Improvviso dell’Ohio, Atto senza parole, L’ultimo nastro di Krapp. Nel prologo i due attori, intrappolati in due bidoni di latta – chiaro il riferimento a Finale di partita – intrecciano battute tratte da questo e da altri play beckettiani, proponendone una sorta di filosofia minima. Segue Respiro, opera essenziale e sintetica, ben condensata nella scenografia, un ammasso informe e colorato di oggetti di ogni tipo, la spazzatura che ogni uomo produce durante la sua esistenza, destinata anche quest’ultima a tramutarsi in qualcosa di non più utilizzabile. Una costruzione scenica ipertrofica che esplicitamente rimanda al suo contrario, ossia il nulla che avvolge la vita umana. Mauri e Sturno sono, poi, di nuovo in scena per incarnare le misteriose creature di Improvviso dell’Ohio, una sorta di dialogo fra i vivi – lo stesso Beckett – e i morti – la moglie scomparsa poco tempo prima della stesura del play. Roberto Sturno, poi, si tramuta nel candido clown di Atto senza parole mentre Glauco Mauri è, dopo più di cinquant’anni – fu il primo in Italia a mettere in scena il testo, nel 1961 – l’anziano Krapp, intento nell’impossibile impresa di rivivere quel passato immobilizzato nelle sue infinite registrazioni. Un’interpretazione che, come del resto l’intero spettacolo, regala pura gioia.

6866_Glauco Mauri Roberto Sturno - BECKETT Da Krapp a senza parole, con Glauco Mauri e Roberto Sturno, visto al teatro Gobetti di Torino il 19 novembre 2013

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