Quando a teatro è necessaria l’arte del funambolo: su Coefore-Eumenidi e Vespe

La scorsa fine settimana Amanda è salita su un aereo ed è approdata in Sicilia per assistere a due dei tre spettacoli nel cartellone dell’annuale festival del teatro greco di Siracusa, che quest’anno festeggia cento anni dalla sua fondazione. In scena l’OresteaAgamennone con la regia di Luca De Fusco e Coefore ed Eumenidi dirette da Daniele Salvo – e le Vespe, commedia affidata alle cure di Mauro Avogadro. Nella sua prima serata siracusana Amanda è stata inghiottita dall’atmosfera cupa e allo stesso tempo grandiosa delle due complementari tragedie di Eschilo, Coefore ed Eumenidi: la prima è una parabola ineluttabile e spietata come l’esistenza umana, una narrazione che precipita con matematica necessità verso quell’esito che già l’onnipotente Fato ha vergato con lettere incancellabili; la seconda, invece, segna quasi una rivincita del libero arbitrio, poiché con la nascita dell’Areopago pare che la dea Atena compia un atto di fiducia nell’uomo, cui affida il compito di amministrare autonomamente la giustizia. Daniele Salvo affronta i due testi con accurata applicazione riuscendo a combinare la “grandiosità” che il contesto del teatro greco di Siracusa presuppone e la cura di particolari e dettagli significativi, la solennità dei versi e un certo gusto per l’orrido e il sanguinolento. Esemplari i due cori: le Coefore – le custodi del tempio – nere e ieratiche, monache capaci di esprimere angoscia e lutto semplicemente muovendo variamente un fazzoletto candido; e le Erinni – che, al termine della tragedia, diverranno Eumenidi, ossia Benevole –  orribili creature ricoperte di sangue, ululanti e aggressive, si muovono come zombie di un classicissimo film dell’orrore. Daniele Salvo cammina con disinvoltura su un sottilissimo filo ma non precipita mai nel kitsch né nel facile effetto bensì sa mantenere quell’equilibrio fragilissimo che gli consente di scansare il rischio del “fumettone teatrale” oggi piuttosto di moda. Un risultato che Salvo conquista anche grazie a un cast che al gigionismo preferisce l’aderenza al disegno registico: oltre alla sempre perfetta Elisabetta Pozzi-Clitemnestra, vale la pena citare i bravi Francesca Ciocchetti – Elettra – e Francesco Scianna – Oreste. 11668_540_x_Coefore-Eumenidi-F_SciannaOreste-E_PozziClitemnestra-ph_F_Centaro-2E di un’analoga professionalità dà prova Antonello Fassari, protagonista della commedia di Aristofane, Vespe. L’attore romano si mette a servizio della regia e del resto del cast, garantendo in tal modo quella coerenza interpretativa che sola può iniettare teatrale efficacia in un testo in verità piuttosto scialbo. Anche in questo caso – come in Coefere-Eumenidi – si tratta di preservare un delicatissimo equilibrio, evitando che la comicità diventi gag televisiva, ovvero che le possibili analogie con la contemporaneità si traducano in scontati ammiccamenti. La regia di Mauro Avogadro si dimostra salda e, di nuovo, condivisa appieno dagli interpreti che – benché evidentemente divertiti – non cedono né a facilonerie né a protagonismi, bensì eseguono ciascuno il proprio spartito, come in un’orchestra professionalmente scafata e disinvoltamente affiatata.

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Coefere-Eumenidi, di Eschilo, regia di Daniele Salvo, visto al Teatro Greco di Siracusa il 16 maggio 2014.

Vespe, di Aristofane, regia di Mauro Avogadro, visto al Teatro Greco di Siracusa il 17 maggio 2014.

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