C’è la vertigine colma di angoscia provocata dall’affacciarsi su un abisso ma c’è anche quella familiare sensazione di protezione che il deserto, il nulla sanno suscitare. Nel nuovo spettacolo di Opera, ideato e interpretato dalla danzatrice Marta Bichisao con la complicità di Vincenzo Schino e le fondamentali musiche di Federico Ortica, si parla del vuoto che avvolge le nostre esistenze, dello smarrimento ma anche della serenità che esso provoca. L’ispirazione è tratta da un ideogramma giapponese – MA, appunto – che esprime “lo spazio fisico e temporale, concreto e astratto tra due elementi: un vuoto che permette l’avvicinamento e l’incontro”. Un significato complesso che lo spettacolo traduce in linguaggio lineare e apparentemente semplice, essenziale come gli elementi scenici, ispirati alle sculture di Giacometti: un manichino disteso, costruito con sottilissime barre metalliche, che scende dall’alto del palcoscenico; e una sorta di cubo, anch’esso formato da lati sottili, ora movimentati dalla stessa danzatrice, ora fuori scena da un altro “complice”, Marco Betti. E, ancora, all’inizio dello spettacolo, un ruvido asse di legno che Marta utilizza quale animato compagno di danza. La coreografia, così come gli oggetti, è improntata a una quasi astratta essenzialità, una ieraticità che fa da contrappunto – ma allo stesso tempo da correlativo gestuale – all’ipnotico e potente tappeto sonoro, che mescola temporale e quiete, luce e oscurità. L’insieme – danza, musica,elementi scenici – risulta un coerente e concentrato riflesso di un’apparizione, una breve illuminazione che, per un istante, rivela la verità dell’esistenza.
MA – Mains tenant le vide, progetto, coreografia e danza di Marta Bichisao, compagnia Opera, visto al CRT – Teatro dell’Arte di Milano l’8 marzo 2015.