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Danzare sull’orlo dell’abisso: su MA – Mains tenant le vide di Opera

C’è la vertigine colma di angoscia provocata dall’affacciarsi su un abisso ma c’è anche quella familiare sensazione di protezione che il deserto, il nulla sanno suscitare. Nel nuovo spettacolo di Opera, ideato e interpretato dalla danzatrice Marta Bichisao con la complicità di Vincenzo Schino e le fondamentali musiche di Federico Ortica, si parla del vuoto che avvolge le nostre esistenze, dello smarrimento ma anche della serenità che esso provoca. L’ispirazione è tratta da un ideogramma giapponese – MA, appunto – che esprime “lo spazio fisico e temporale, concreto e astratto tra due elementi: un vuoto che permette l’avvicinamento e l’incontro”. Un significato complesso che lo spettacolo traduce in linguaggio lineare e apparentemente semplice, essenziale come gli elementi scenici, ispirati alle sculture di Giacometti: un manichino disteso, costruito con sottilissime barre metalliche, che scende dall’alto del palcoscenico; e una sorta di cubo, anch’esso formato da lati sottili, ora movimentati dalla stessa danzatrice, ora fuori scena da un altro “complice”, Marco Betti. E, ancora, all’inizio dello spettacolo, un ruvido asse di legno che Marta utilizza quale animato compagno di danza. La coreografia, così come gli oggetti, è improntata a una quasi astratta essenzialità, una ieraticità che fa da contrappunto – ma allo stesso tempo da correlativo gestuale – all’ipnotico e potente tappeto sonoro, che mescola temporale e quiete, luce e oscurità. L’insieme – danza, musica,elementi scenici – risulta un coerente e concentrato riflesso di un’apparizione, una breve illuminazione che, per un istante, rivela la verità dell’esistenza.

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MA – Mains tenant le vide, progetto, coreografia e danza di Marta Bichisao, compagnia Opera, visto al CRT – Teatro dell’Arte di Milano l’8 marzo 2015.

L’Amleto senza parole di Opera e il corpo sonoro di Masque Teatro

Non c’è neppure un verso dell’Amleto di Shakespeare eppure se ne riconoscono immediatamente situazioni e, più significativamente, umori e pensieri, emozioni e riflessioni. La scorsa settimana Amanda è stata al Teatro dell’Arte di Milano (ex CRT) per assistere a XX, XY, lo spettacolo-installazione-performance che Vincenzo Schino e la sua affiatata compagnia Opera hanno tratto dalla tragedia shakespeariana. Ci sono segni ingombranti e fortemente pregnanti – una scultura che il performer e scenografo Emiliano Austeri realizza sulla scena – e ci sono movimenti e immagini, ma anche una musica evocativa e insolita e voci registrate di un uomo e una donna dalla forte inflessione dialettale. E c’è il pubblico, invitato nella prima parte dello spettacolo a muoversi liberamente per lo spazio scenico, assecondando curiosità e percorsi emotivi affatto personali ovvero lasciandosi guidare dolcemente dalla performer Marta Bichisao, che con discrezione pedina e accerchia gli spettatori, avvolgendoli in coreografie astratte e variate. E, come accennato, neanche una parola di Shakespeare, la cui acuta dissezione dell’animo umano, nondimeno, percorre tutta la performance, avvolgendo e ammutolendo il pubblico. Uno spettacolo da vedere, cui Amanda ha assistito dopo aver partecipato al “concerto” per pianoforte e corpo umano orchestrato da Masque Teatro. Il corpo nudo di una donna rannicchiato su uno stretto lettino e un maestoso pianoforte a coda: il movimento ora ieratico ora testardo della performer genera il suono così che questo giunge  a perdere la sua astratta inconsistenza per acquisire carnale pregnanza. Just intonation – questo il titolo del lavoro della compagnia forlivese – è uno spettacolo di levigata eleganza e non velleitariamente concettuale eppure concluso in se stesso, senza quel reale sviluppo drammaturgico che gli avrebbe consentito di sviare l’insidiosa trappola dell’esercizio di stile.

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Just intonation, di Lorenzo Bazzocchi, con Eleonora Sedioli, Masque Teatro; XX, XY Primo studio sulla tragedia di Amleto, regia di Vincenzo Schino, drammaturgia di Letizia Buoso, con Marta Bichisao ed Emiliano Austeri, Opera; visti al Teatro dell’Arte di Milano il 6 novembre 2013.